Perchè se non ci mettiamo a ridere ci metteremmo a piangere.
Analisi del testo di risposta della Comune Alba Rossa (o Comune delle donne TERF). In rosso i nostri commenti, voto e piccole riflessioni al fondo.
TRIGGER WARNING: perbenismo, invalidazione della violenza. Non è una lettura facile.
Viviamo in una fase di Terza Guerra Mondiale ma dai? non l’abbiamo notato, in cui il sistema patriarcale e capitalista attacca innanzitutto le donne, le persone trans e tutte le soggettività non conformi al disegno patriarcale. Lo vediamo nel crescente numero di femminicidi, nell’istituzionalizzazione della transfobia da parte di diversi Stati, nella guerra di propaganda che viene fatta attraverso le politiche identitarie. Il sistema non ci attacca solo dall’esterno, ma conduce una guerra psicologica, a partire dalla nostra educazione e socializzazione: per questo, per chi vuole contrastare questi attacchi, il lavoro sulla personalità oggi è fondamentale. Ognuna di noi riproduce, volente o nolente, la mentalità di oppressione secondo cui è cresciuta, e la lotta di liberazione parte dal riconoscere il nemico dentro di noi, ucciderlo e trasformarlo voi le prime a riprodurlo ed ignorare le nostre voci.
Ci siamo prese del tempo per dare valore alle critiche che ci sono state poste e interrogarci profondamente sul modo in cui abbiamo incarnato e incarniamo una mentalità patriarcale lo dite da un anno che vi autocriticate costantemente e nulla è cambiato. Abbiamo mancato nel creare una sincera e condivisa cultura rivoluzionaria, che si basi sulla convivenza pacifica di persone, popoli, nazioni, identità non c’è convivenza quando agite violenza. Questo ci ha portate a tradire il confederalismo democratico, che è la proposta politica in cui crediamo, la strada che secondo noi meglio permette un percorso di liberazione della società liberazione negando l’esistenza di una parte di popolazione. Dovremmo essere in grado, per essere coerenti con noi stesse, di convivere in pace e amicizia con chi non condivide una stessa ideologia ESSERE TRANS NON E’ UNA IDEOLOGIA NON E’ UNA OPINIONE, ma desidera lottare contro un sistema di morte e oppressione negando la nostra esistenza siete voi parte dell’oppressione.
L’ideologia di liberazione della donna non è nata sul territorio italiano, ma pensiamo dia voce, corpo e pensiero a dei principi e valori umani universali tra cui la volontà della destra di negare l’esistenza delle persone trans* da come la interpretate voi. La nostra volontà è quella di svilupparla secondo la sociologia della nostra terra ed è un lavoro che non è mai stato fatto prima: un tentativo, che proprio per questo necessita di critica e autocritica costante non ci va un genio a non negare l’esistenza di delle persone. Per questo riconosciamo di aver agito in modo dogmatico il dogma è l’esclusione ed invisibilizzazione? ed esserci comportate come un gruppo chiuso, chiudendoci verso l’interno e assumendo termini e pratiche senza comprenderli nel loro significato politico più profondo e complesso no siete solo transfobiche. Crediamo che lo spirito della gioventù sia il cambiamento, e perciò essere dogmatiche è anche venire meno a questa responsabilità. Il liberalismo ci ha spinte a non sviluppare un pensiero comune e organizzato rispetto alle contraddizioni che abbiamo incontrato non sono contraddizioni ma VIOLENZA, non assumendoci la responsabilità di comprendere in maniera approfondita questa situazione.
Le testimonianze riportate sono critiche umane di mancanza di empatia, di umiltà, di connessione con le persone e di mancanza di reale comprensione e applicazione dei nostri stessi principi SONO VIOLENZE, tutte le parole possibili per non dire VIOLENZA.
Non siamo riuscite a comprendere e vedere con empatia con chi stavamo parlando, perché non ci siamo prese la responsabilità di guardare il dolore che hanno creato le nostre azioni AZIONI VIOLENTE dai sù. Nella costruzione di personalità libere, l’analisi del dolore e del disagio provato nei confronti di un determinato comportamento è fondamentale: davanti a ciò che ci fa stare male, dobbiamo interrogarci se il sentimento deriva da un atteggiamento da criticare o da una messa in discussione di un tratto della nostra personalità figlio del sistema che vuol dire? La violenza transfobica ci fa stare male perchè è violenza che voi agite, non dobbiamo noi interrogarci se stiamo esagerando (guardate un po’ sono le stesse parole rivolte alle donne che vivono violenza sessuale/domestica, doversi chiedere se la colpa è propria). Non si tratta mai solo di un caso o dell’altro: è necessario un approccio dialettico per trasformare la personalità in senso democratico. Perciò ignorare questo dolore equivale a tradire il metodo della critica, che dev’essere atto d’amore sincero volto alla trasformazione dei nostri comportamenti da un anno che lo dite di fare ma le testimonianze dimostrano il contrario, neanche dopo un callout non siete cambiat3.
In questo senso, la nostra autocritica è di non essere riuscite a creare un rapporto di fiducia, amore e compagnerismo con le nostre compagne, compagni e compagn*, e quindi di non essere state in grado di creare le condizioni affinché queste critiche dessero corpo e concretezza al processo di giustizia trasformativa di cui si parla anche nel call-out ve l’abbiamo detto in faccia più volte con calma e poi urlandolo che siete delle TERF.
La Comune Alba Rossa è un’organizzazione di giovani donne internazionaliste ecco che inizia il solito pippone. Rifiutiamo di riconoscerci nella categoria di donna cis quindi ignorate tutti i privilegi che comporta l’essere donna cis, anche le TERF nel resto del mondo dicono di non volersi far chiamare donne cis, coincidenze? per come la intende il sistema, perché desideriamo riscoprire l’identità della donna libera tramite la negazione delle identità trans+ NON donne. Rifiutiamo il binarismo come paradigma che si appiattisce sull’essenza e sulla biologia positivista però ai vostri campeggi la divisione è binaria. Non vogliamo definire i nostri spazi in base al sesso biologico, ma ad un’identità che lotta tranne se sei trans+, in quel caso rientri sotto “la categoria sociale di donna con l’asterisco”.
Quello che crediamo è che non siano di per sé le categorie o i modelli che imprigionano, ma le mentalità voi le prime che passate il vostro tempo a convincerci che quando parlate di donne parlate anche di noi persone trans+ NON donne. Non è la categoria di donna di per sé che imprigiona, ma è come lo Stato riempie questa categoria e come voi la strumentalizzate per la vostra retorica di oppressione transfobiche. Perciò riteniamo che non sia eliminando la categoria di donna ma chi vi ha detto che vogliamo eliminare le donne? che viene risolto il problema del genere, ma eliminando il sistema fascista e patriarcale. Il genere esiste nella misura in cui serve alla società per rapportarsi, nel rispetto di differenze che devono essere spiegate e comprese, non ignorate voi non ci rispettate infatti.
Vanno ripensati i generi partendo da una profonda riflessione su qual è la cultura e quali sono i paradigmi che ci hanno guidato nella definizione delle nostre identità fino a questo punto ma lo sapremo noi cosa significa l’identità di genere essendo l3 prim3 ad uscire dal binarismo imposto, non serve un gruppo di donne cis a dircelo. Il fine di un ripensamento dei generi e della lotta di genere è la costruzione di personalità rivoluzionarie, che sappiano resistere agli attacchi del sistema e sappiano proporre un’alternativa di vita all’individualismo, al capitalismo, al sistema, allo Stato. Perciò se le persone trans e queer perseguono questo obiettivo la nostra non può che essere un’alleanza etica nella lotta contro il patriarcato non c’è alleanza con le TERF.
Desideriamo con questo comunicato porre inoltre un’ulteriore chiarezza ecco il solito pippone pt.2: Defend Kurdistan è una rete internazionale che organizza e coordina iniziative di solidarietà ai popoli del Kurdistan sotto genocidio da parte dello Stato turco e all’esperienza rivoluzionaria dell’Amministrazione Autonoma Democratica della Siria del Nord e dell’Est. A Torino, Defend Kurdistan è un’assemblea cittadina che accoglie chiunque voglia muoversi con questo obiettivo, a prescindere dall’ideologia detto ciò partecipano solo persone della Comune, nei video ci sono solo le facce della Comune, si può dire quindi una assemblea composta da più realtà o è la solita de-responsabilizzazione?. Nella fase globale che stiamo attraversando l’internazionalismo e la solidarietà sono fondamentali per unire le lotte e renderle più incisive.
L’esperienza del popolo curdo e dei popoli che si organizzano secondo il confederalismo democratico, la resistenza in carcere e apertura a processi diplomatici di pace di Abdullah Öcalan (leader politico del Movimento per la Libertà) e chi ha dato la vita per la libertà sono di ispirazione per chi sceglie di lottare per costruire un’alternativa di vita. Non possiamo permettere che venga meno la solidarietà a questa rivoluzione per criticare un’organizzazione che sul nostro territorio compie degli errori victim blaming: non abbiamo mai negato la solidarietà al popolo curdo, stiamo denunciando VOI di Torino delle violenze che commettete e di come state strumentalizzando e manipolando un orientamento politico per giustificare posizioni transfobiche, abiliste e sessuofobiche.
Infine, vogliamo riportare un ultimo ragionamento. Come movimento di politica dal basso torinese (e italiano più in generale), dobbiamo riconoscere che l’arrivo ad usare i social media parla chi ha 4 pagine Instagram tutte uguali e durante l’occupazione per l’Intifada della Palestina ne ha creata una a parte quasi subito, strumento del nemico in termini di discussione politica questo ignora il privilegio di chi vive nella grande città e quindi ha la possibilità di uscire di casa e conoscere una alternativa, molte persone che vivono nella provincia hanno come unico strumento di scoperta di sé i social media, deriva da un’incapacità e non-volontà di creare uno spazio politico reale FAKE NEWS vi è stato detto in più spazi di persona che siete violente, questo è uno schiaffo in faccia all3 compagn3 trans+ che hanno provato a farvi ragionare ed una mancanza di rispetto e gratitudine. Come organizzazione ci assumiamo anche noi questa responsabilità, e riconosciamo come questa mancanza abbia ridotto il confronto politico alla conversazione informale privata in realtà ci sono state anche assemblee organizzate, è necessario usare i metodi burocratici e chiamare l’assemblea con tutta la Comune? e abbia costretto all’utilizzo del call-out. Intendiamo prenderci carico di questa responsabilità e aprire uno spazio di confronto politico reale perché vi abbiamo messo con le spalle al muro. Crediamo che il confronto, lo scontro, il conflitto non siano sempre e comunque forme di abuso, e che la loro negazione impedisca lo sviluppo conseguente del loro opposto, cioè di dialogo e di amicizia iniziate a riconoscere di essere persone violente e poi potremmo avere un dialogo.
Preferiamo quindi evitare di cadere nello scontro social e invitiamo ad un confronto politico reale ci sono stati molti in passato e avete solo peggiorato la violenza. Fare autocritica in maniera pubblica per noi significa aprire uno spazio di dialogo sincero: non possiamo assecondare acriticamente le regole intanto non avete chiesto scusa e nascosto il comunicato su solo una delle vostre tante pagine social di un confronto che rischia di fare il gioco di chi vuole frammentarci tutte e tutt* le TERF devono smettere di esistere ed organizzarsi, sono il nemico ed il sistema.
Vogliamo impegnarci affinché il dialogo sia quotidiano, collettivo e faccia a faccia c’è già stato ed è stato inutile, sperando di costruire insieme il cammino della rivoluzione non si collabora con le TERF.
Voto e conclusioni
VOTO: 2-/10. Migliorare la comprensione del testo e usare la parola “violenza” quando necessario.
Scherzi a parte in questi ultimi due mesi le donne cis della Comune di Torino hanno concentrato le loro energie nella “caccia alla strega trans” diffamando e trovando escamotage per invalidare qualunque persona trans+ loro credono sia dietro questo callout (di più nel nostro secondo articolo “il rumore del vostro silenzio”).
Questa non è volontà di cambiare, il comunicato pubblico è un fallimentare tentativo di lavarsi la faccia, mentre privatamente inasprire la violenza.
Le stesse donne cis hanno messo in giro la voce che siamo due uomini cis, se avessero mai avuto un confronto con la comunità queer di Torino saprebbero che noi in primis non l’avremmo mai permesso a degli uomini cis di scavalcarci.
Imparate ad assumervi veramente la responsabilità della vostra violenza e chiamarla col suo nome VIOLENZA, non contraddizione. In tutto il testo non è scritta neanche una volta la parola “ci scusiamo” o “ci dispiace”, non viene riconosciuto il peso della violenza commessa.
Ci sono persone trans che vengono portate al suicidio per le cose che dite, ma per voi sono solo “contraddizioni”, vi chiamate compagne con la bocca e le mani sporche di sangue.
Abbiamo fatto un callout tutto sommato che non era così anti-democratico, frutto della esasperazione di una violenza non più sopportabile, e la vostra risposta è stata sempre la solita: gaslighting, deresponsabilizzazione, pipponi inutili. Non siete entrate nel merito di nulla di ciò che abbiamo denunciato.
Ma ancora peggio noi sappiamo cosa dite in giro di noi: inizialmente ci avete etichettat3 come un gruppo di violent3 per avervi smascherato di fronte a tutta la città, poi siete passate alla “ricerca del colpevole” speculando su chi potesse esserci dietro il comunicato e quindi trovando ogni scusa possibile per delegittimare, se è stata questa persona allora non vale nulla perchè in passato ha avuto atteggiamenti prevaricanti, se è stata questa ha capito male perchè stavamo parlando di altro (grazie ma no grazie, ci sentiamo molto bene), poi che siamo due uomini cis (bella voglia di dialogo e messa in discussione eh). Se delle realtà che con noi non c’entrano nulla prendono di loro accordo e dopo una analisi di non voler avere a che fare con voi TERF, passate a dare la colpa a noi, non a riflettere che magari siete veramente un gruppo violento che mette a rischio la safeness degli spazi.
Questo ci sembra un inutile tentativo di forzarci ad uscire allo scoperto per poterci ATTACCARE direttamente, ma non “non possiamo fare il gioco di chi vuole frammentarci” cit.
Il comunicato è stato scritto dall3 compagn3 trans+ e solo da compagn3 trans+, ogni azione passa attraverso il nostro vaglio e questo deve bastarvi. Vi abbiamo detto che dovreste stare in silenzio ed ascoltare, invece nell’ultimo mese avete diffamato e rincarato la dose di violenza.
Noi non siamo un’opinione o ideologia, esistiamo e dovete accettarlo senza sè e senza ma, se usate un linguaggio transfobico nascondendovi dietro il dito del rispetto di una ideologia siete solo ipocrite.
Per il pubblico
Stiamo scrivendo un articolo più amplio, ma lasciamo qua due spunti.
Il nostro scopo è stato di portare allo scoperto tanta violenza che la Comune volutamente ha tenuto nascosta soprattutto alle persone che si avvicinano alla militanza in questi ultimi mesi. Nessuna realtà è immune alla transfobia, al razzismo, al patriarcato e tutte le sue sfaccettature, invitiamo quindi anche chi non abbiamo interpellato (per ora) a riflettere sulle proprie azioni. Su cosa farne della Comune abbiamo fiducia che ogni realtà sia in grado di prendere le proprie decisioni e assumersi la responsabiltà di tale decisione (se escludere o avviare un percorso trasformativo).
Rabbia Trans+ non è un collettivo organizzato, non è una struttura, siamo persone che hanno vissuto la violenza e vogliono unirsi e prendersi cura senza abbandonare la militanza e la lotta. Questa vuole essere una piattaforma, uno strumento, che sfrutta il potere dell’internet per riunire persone che sono state portate all’allontanamento dalla violenza transfobica (e non solo).
Fino a che punto si può insistere a voler trasformare e rendere consapevoli della violenza agita, quando chi l’ha commessa si rifiuta di accettare la nostra esistenza?
Quando bisogna mettere prima la sicurezza di uno spazio da violente organizzazioni TERF?
Qual è la linea tra “non riuscire a capire” e “non voler capire”?