Dopo circa un mese dal nostro comunicato in cui sono presenti accuse pesanti e da cui è (o dovrebbe essere) impossibile scappare, nessuna delle realtà citate ci ha degnat3 di una risposta. Vogliamo quindi portare alcune riflessioni su questo silenzio e sulle voci informali comunque che ci sono arrivate.
Il doppio standard della violenza
Per prima cosa vorremmo sottolineare l’ipocrisia che ruota attorno allo scusare e negare i comportamenti violenti delle donne cis nei confronti di altre persone. Riteniamo che, per quanto ci sia una differenza di livello tra le violenze commesse da un uomo cis rispetto a una donna cis, queste violenze vadano comunque riconosciute per quello che sono e prese seriamente. Se avviene l’opposto, si fa il gioco del patriarcato, si cade nello stereotipo secondo cui “le donne non possono fare alcun male”, infantili e innocenti angeli.
In questo momento storico gli attacchi alle persone trans+ arrivano proprio dai movimenti TERF in cui la maggioranza sono donne cis, esempio recente è quello del Regno Unito con a capo J. K. Rowling. Questi movimenti, lo ripetiamo, fanno il gioco del patriarcato.
In questi giorni abbiamo sentito in maniera non ufficiale solo deresponsabilizzazione e ancora peggio, negazione e gaslighting (cosa non nuova). Ci sono state rivolte frasi come: “Ma io questa persona la conosco da anni, non lo farebbe mai“, “è (nome persona) che non ha capito“, “non ho mai sentito (donna TERF) dire quelle cose quindi non ho potuto criticarla“.
Ci siamo stufat3 delle continue prese in giro e del continuo dubitare delle violenze. Noi capiamo benissimo quello che dite, lo capiamo e ve lo critichiamo, voi non siete pront3 alle critiche, non arretrate perché secondo voi avete la verità in tasca.
Chiedetevi se queste frasi le avreste mai rivolte alla denuncia di violenza commessa da un uomo cis: tutt3 abbiamo amicizie da tanti anni e non sono il sigillo di garanzia che la persona in questione si sia decostruit3. Se delegittimereste la violenza come “hai capito male” (hai capito male l’intento dell’uomo per strada che ti fischia).
Ogni volta che si ignora la nostra voce si fa il gioco del sistema, è l’ennesimo tassello che permette al patriarcato e alla transfobia di esistere. Non si smette mai di decostruirsi, non c’è il libro magico che dà la soluzione, non c’è l’orientamento politico che automaticamente fa cadere tutta una vita di patriarcato, razzismo, abilismo e classismo.
Infine ribadiamo come è stato fondamentale per noi cercare di mantenere l’anonimato di chi ci ha lasciato preziose testimonianze, da quel poco che traspare comunque alcun3 compagn3 trans+ sono stat3 identificat3 dalle TERF e subito screditat3, secondo voi siamo noi scem3 che non capiamo le vostre prediche.
Non vi dobbiamo nulla
Alle nostre critiche, che comunque proseguono da tempo, avete dato sempre risposte vaghe e schive: avete messo il peso della vostra decostruzione completamente su di noi. Avete chiesto formazioni e una partecipazione maggiore alle compagn3 trans+ rispetto a qualunque altrx militante, dobbiamo essere a tutte le punte e a tutte le assemblee di tutte le realtà per potervi soddisfare. A questo rispondiamo dicendo che noi persone trans+ non siamo la vostra Wikipedia personale. Esistono testi, documentari, libri e qualsiasi tipo di media che potete usare per informarvi (almeno sulle basi del non binarismo per fare un esempio). Pretendere una formazione senza una reale volontà di ascolto è violenza, dire che se ci sono violenze è quasi colpa nostra perché non vi abbiamo formato è sbagliatissimo e altamente problematico. Non vi dobbiamo niente.
Vogliamo che la nostra esistenza e militanza vada oltre essere insegnanti e fare lavoro di cura verso chi le risorse per iniziare a decostruirsi le ha, dovrebbe essere ormai risaputo che il lavoro di cura mal distribuito ed eccessivo schiaccia la persona e impedisce di esprimere il proprio potenziale rivoluzionario.
Retorica TERF e termine “donna*”
Nei mesi delle occupazioni per la Palestina e in alcuni comunicati, anche successivi, è stato utilizzato molto dalle realtà che abbiamo citato il termine donna*. Alcune delle testimonianze che abbiamo raccolto descrivono proprio l’utilizzo di questo termine. Vogliamo subito porre l’attenzione di chi legge sull’asterisco, che ad una lettura veloce può passare inosservato, proprio nell’asterisco stanno diverse problematicità: in primo luogo, ci sembra che l’unica motivazione per aver inventato ‘sto termine sia solo per ripulirsi la coscienza e dare una parvenza di inclusività al termine, senza l’asterisco, il termine donna e basta avrebbe escluso tutte le persone trans+ e non binarie presenti nelle occupazioni, nelle assemblee e nella vita in generale.
La seconda problematicità sta nel fatto che proprio l’utilizzo dell’asterisco non faccia altro che appiattire l’esperienza di persone trans+ e non binarie presenti alle assemblee, riducendo il tutto alla parola principale ovvero “donna”.
Non è un caso che questa parola sia utilizzata in questo modo: abbiamo visto nelle testimonianze e con i nostri occhi quanto per loro l’unica cosa importante sia il bio-essenzialismo che professano nei loro scritti, nei loro seminari, in ognuno dei loro lavori. E’ nostra opinione che si potrebbe trovare benissimo un termine per includere tutte le categorie di persone, o semplicemente dire “persone trans+” (non è una parolaccia).
Queste realtà si inseriscono nel quadro mediatico di oggi scegliendo la parte dell’oppressione, scegliendo la parte del patriarcato, è una scelta che fanno ancora e ancora e ancora, anche dopo questi comunicati, anche dopo le testimonianze: non gliene importa nulla di noi. Ci arriva infatti voce che in alcune assemblee transfemministe di Torino sia stato tirato fuori il tema da una persona della Comune dell’importanza di creare spazi per sole donne cis. Ebbene ecco che quello che abbiamo scritto sopra e che confermano le testimonianze si avvera di nuovo, ecco che mostrano la loro vera faccia.
Sul perchè creare una assemblea di sole donne cis sia un’idea altamente problematica? Inanzi tutto abbiamo potuto vedere dalle testimonianze pubblicate il mese scorso come sia inaffidabile uno spazio attraversato solo da donne cis, ancora peggio quando non vogliono decostruire il loro privilegio; in secondo luogo ci viene da sospettare come mai questa esigenza quando sappiamo che tra di loro c’è la negazione della violenza transfobica che commettono. Ci viene da chiederci se questa proposta non arrivi dalla paura di continuare a essere criticate (usiamo il femminile volontariamente) e quindi viene più comodo “eliminare” le persone trans+ dal giro.
Si trovano problematici gli ambienti riservati da uomini cis, le donne cis non sono immuni al fascino del patriarcato e del privilegio.
Vorremmo chiedere: quando una persona trans vi ha mai dato fastidio nelle assemblee che già ci sono? Forse vi dà fastidio perchè vi critica? O perchè mette in crisi il vostro pensiero? Perchè ORA sentite il bisogno di creare questa assemblea solo donne cis?
Nonostante il tutto sia già piuttosto indecente, non stupisce lo scoprire da chi arriva questa proposta: proprio da una persona vicina agli ambienti che noi abbiamo denunciato nel call-out.
Stupisce poi il modo in cui si assicureranno di avere solo donne cis in assemblea. Esame del DNA completo? A vista?
Ricordiamo che la transfobia colpisce anche le persone cis, basta fare un salto nelle community inglesi e statunitensi per scoprire a quante donne cis è stato impedito (da uomini cis!) di usare un bagno pubblico perchè falsamente considerate donne trans.
La transfobia tocca tutt3. Quando ve ne accorgerete, sarà troppo tardi.
Infine torniamo a noi: per un’analisi completa del termine “donna*” vorremmo ricevere testimonianze e commenti anche da altre persone trans+: potete scriverci nei commenti, nei direct su Instagram, ed alla nostra mail. Raccontiamoci come mai questo neologismo ci danneggia così profondamente, potete condividere una parola, qualche frase, un pad.cisti anche bello lungo (non siamo performativ3), se volete anche solo scriverci ma non volete che venga tutto condiviso, siamo qui. Come sempre con tutto l’anonimato che possiamo garantire.
E’ fondamentale che in questo momento storico come persone trans+ ci uniamo e ci facciamo forza per resistere all’oppressione del sistema.
Disclaimer e ringraziamenti
Ricordiamo che queste riflessioni non sono complete e anzi sono un primo spunto per ulteriori analisi. Ringraziamo tutti i contributi che ci sono arrivati, anche da altre realtà e città. Ringraziamo della solidarietà.
Non finirà qui.
Per commenti, suggerimenti, aggiunte, qualsiasi, scriveteci su rabbiatrans.to@hacari.net