Siamo un gruppo di persone trans+ e non che hanno deciso di unirsi per rispondere ad un movimento di terf dilagante nella città di Torino.
Lo scopo è la pubblicazione agli occhi di tuttɜ di un call out, perché è l’unico strumento rimastoci di fronte ad un muro che non vuole decostruirsi quindi saremo noi ad abbatterlo.
Il call out è rivolto a Defend Kurdistan, la Comune, Intifada Serhildan, Rete Jin, Comune Alba Rossa, e tutte le TERF non organizzate in una struttura. Chi è in silenzio è complice.
È responsabilità collettiva, di persone trans, non binarie, donne e uomini cis usare la propria voce per denunciare, soprattutto chi ha dei privilegi deve usarli al servizio di chi viene silenziatə.
Chiediamo una scusa pubblica sulle pagine social sopra menzionate, la modifica di ogni pubblicazione che utilizza la terminologia transfobica “donne*”, dove non è possibile va cancellato il tutto. La cancellazione della pagina Comune Alba Rossa in quanto gruppo di TERF.
NON andate a molestare l3 compagn3 trans chiedendo di parlare, di incontarsi, di sapere chi ha raccolto le testimonianze. Siamo comunità unita e che vuole restare in anonimato a causa delle VOSTRE violenze e silenziamenti commessi quando di persona le critiche sono state portate.
Non avremmo pietà contro il sistema che invisibilizza e cancella, ipocrita e falso che dichiara democrazia ma non ci ha mai ascoltato finora. Vi abbiamo urlato in faccia, adesso useremo tutti gli strumenti possibili per farvelo capire.
E’ IL MOMENTO DI STARE IN SILENZIO ED ASCOLTARE
Perchè lo strumento del Call Out?
Vogliamo riappropriarci dello strumento dell'”Call Out” e toglierlo dall’assorbimento della “cancel culture”. Non vogliamo che nessuna di queste persone TERF venga “cancellata” dal movimento, anzi, è responsabilità collettiva (anche delle persone cis) non restare in silenzio quando violenze transfobiche vengono messe in atto, la lotta non si può delegare alle categorie interessate.
Il Call Out nasce come strumento femminista quando le strade del dialogo sono state percorse ma senza risultati, non vogliamo una diffamazione pubblica ma un modo per far prendere coscienza dell’agire violento. Noi alle punte e assemblee per parlare della transfobia delle organizzazioni menzionate sopra abbiamo partecipato, l’abbiamo detto esplicitamente e con indicazioni chiare cosa stanno facendo, criticato le violenze commesse anche parlando direttamente con la/e persona/e (quasi sempre donna cis).
Abbiamo alzato la voce dicendo che è responsabilità anche loro essere alleate e quindi non aspettare che siamo noi a dover sempre criticare ed avere solo questo ruolo nel movimento.
Da più di 1 anno queste organizzazioni operano indisturbate e senza alcun cambiamento evidente, mai si sono scusate. Pertanto abbiamo deciso di usare il Call Out, che non arriva come un fulmine a ciel sereno ma un tuono nella tempesta che infuria da mesi.
Giustizia trasformativa non punitiva
La società opera seguendo il sistema punitivo-carcerario: chi commette un errore va punitx, isolatx, denigratx. Lo sappiamo bene noi della comunità trans+ con l3 nostr3 compagn3 migranti e sex workers che quasi sempre finiscono nelle carceri, e all’inizio della nostra esistenza “travestirsi” era reato.
Vogliamo essere radicali e cambiamento, vogliamo trasformare sì anche le TERF, che devono decostruirsi e comprendere la violenza da loro commessa, come stanno facendo il gioco del sistema. In un mondo dove il governo statunitense cancella le attiviste Trans+ dei moti di Stonewall, il movimento torinese è il suo specchio quando ci dice che siamo “donne*” con l’asterisco.
Abbiamo combattuto per anni, persone sono morte, per poter avere un nome, e non saranno delle donne cis a cancellarci nuovamente.
La responsabilità è collettiva, anche degli uomini cis. Relegare a noi e basta la lotta alla violenza transfobica (e non) è l’ennesima scusa che gli uomini cis cercano per ignorare l’ennesimo problema. Bisogna che tutt3, cis e non, usino le loro posizioni di privilegio per essere megafono delle soggettività oppresse e marginalizzate. Noi non siamo tutt3 palestinesi eppure lottiamo per la Palestina libera.
La responsabilità è collettiva perchè se tutte le parole testimoniate sotto sono state pronunciate serenamente, pubblicamente e da più persone, è perchè in questa città c’è un clima che lo permette, non l’ha mai criticato e agito di conseguenza. Se Torino fosse davvero TRANSfemminista non saremmo qui.
La presenza di così tante persone TERF è sintomo di una comunità che non si decostruisce, non ascolta, non si mette mai in dubbio. Queste sono le testimonianze di alcune organizzazioni, ma non le uniche. La transfobia è un problema della società, le persone “compagne” non sono immuni ad una narrazione mediatica che cancella sistematicamente le soggettività trans+ e non binarie.
TESTIMONIANZE
TRIGGER WARNING TRANSFOBIA E ABILISMO
Queste sono alcune delle testimonianze raccolte di transfobia (e perchè no anche un briciolo di abilismo). Non abbiamo potuto inserirle tutte perchè alcune sono molto personali e rischierebbero di compromettere l’anonimato dell3 nostr3 compagn3 trans+.
Mi è stato spiegato come le persone che transizionano dal genere maschile a quello femminile (nuovamente insistendo sul fatto che per loro esista solo questo binarismo) incosciamente lo fanno per assolversi dai propri errori e peccati in quanto “uomini”
-U
Mi è stato raccontato che una di loro crede fermamente che le donne trans non esistano, sono ancora degli uomini che sperano di decostruirsi dall’essere cresciuti (uso il maschile come lei) come uomini. Restano uomini privilegiati.
Mi è venuta la nausea. Con che coraggio viene all’8 marzo.
Una mattina mi sveglio con il comunicato che l’autodifesa è delle donne, ai tempi ancora non usavano l’asterisco. Evidentemente devono difendermi le donne cis io non ne sono capace ai loro occhi, oppure non ne ho diritto non avendo l’utero.
Ogni comunicato riflette sulla discriminazione delle donne e del potere di vita della donna, e la mia discriminazione? Non voglio essere un utero fertile.
Ho iniziato la terapia ormonale perché loro mi hanno causato una disforia insopportabile. Prima sentivo di poter esistere senza rientrare nel binarismo, ma per loro esiste solo quello e me l’hanno fatto pesare.
Mi è stato più volte spiegato, come se fossi scemo, che devo avere io umiltà verso il pensiero kurdo, e se non mi trovo d’accordo è frutto del mio esserne occidentale e quindi colonialista.
– Butter
Mi ritrovo molto con le testimonianze sopra la mia. Vorrei aggiungere che ogni qual volta gli viene portata una critica, attuano le loro tipiche azioni di gaslightning dicendo che no, che non è vero che dicono e fanno queste cose e che anzi siamo noi a non capire. Una volta durante una discussione mentre ero in lacrime qualcuna che consideravano compagna anche a me ha detto che devo essere umile. Ma umile di cosa? Perché devo essere discriminata dalla vostra ideologia? Siete una setta. Sul genere avete le stesse idee dei fasci e dei fasci al governo che dite tanto di detestare. È una vergogna. Smettete di fare proselitismo per le vostre idee sbagliate nelle altre organizzazioni perché non fate altro che disintegrare tutto quello che c’è di buono. Inoltre, ricordate sempre, oggi noi (persone trans+) siamo un bersaglio facile e su cui si scaglia tutto il mondo, ma così come odia noi, il sistema odia anche voi donne cis. Siete delle TERF, dite quello che quelle che definite TERF dicono. Quanto ancora dovete giocarvi la carta del fare finta di niente? Perché dovremmo darvi sempre il beneficio del dubbio?
Adesso basta. Avete fatto troppo male, troppo male a noi e alle persone a cui tengo.
Davanti ad una serie di foto sulla femminilità e su come questa possa avere una miriade di sfaccettature ad una persona ritratta non passing è stato detto “cosa ci fa questo uomo in mezzo a questo progetto?”
– L
Non ho mai voluto entrare a far parte di questi giri dato il binarismo dilagante, mi è bastato essere invitat* a più di un campeggio di formazione in cui si sarebbe stat* divis* per generi: io non rientro nei vostri schemi. non sono andat* e non ho voglia di stare tra voi a cercare di spiegarvi come mai dividersi tra uomini e donne non ha senso. Se può avere senso in Kurdistan, non è detto che abbia senso qui.
Non ero da tanto a Torino e conoscevo poco ancora tutte le varie realtà. Vengo invitatx a queste letture sulla lotta curda e incuriositx vado. All’arrivo vengono chiesti solo i nomi e non i pronomi, viene usato solo il femminile e vengono dette affermazioni tipo “oggi in quanto donne…”.
Mai più tornatx
Mi è stato più volte detto che la lotta queer esiste da meno tempo di quella delle donne [Cis non detto] e quindi ha meno legittimità.
In classe ricordo che hanno detto che le persone trans sono frutto del colonialismo e dell’occidente, prima di allora non c’erano le persone trans. Che loro hanno fatto ricerca.
È una dichiarazione completamente sbagliata, il non-binarismo esiste da tantissimo tempo ben prima dell’occidentalismo, sono loro replicanti del colonialismo negando l’esistenza delle persone non binarie.
Per partecipare ai loro “ritrovi” mi hanno detto che per intervenire mi devo alzare in piedi e al mattino fare attività fisica (stretching, corsa). Sono disabile e non lo faccio, ma mi sento estremamente giudicat* perchè non partecipo, la vedono come pigrizia e mancanza di volontà.
Una di loro si è messa a spiegarmi come sono individualista e ho manie di controllo perchè mi porto con me molti oggetti di casa oppure mi piace passare del tempo da sol*, perchè mi faccio una skin care routine.
Prendo farmaci perchè sono disabile e si è messa a chiedermi se non posso invece prendere delle tisane o “rimedi naturali”, ma proprio con sguardo giudicante e “dall’alto in basso”
Tentate di nascondere la vostra transfobia dietro ad un binarismo giustificato da “ma sei socializzat come uomo/donna”, trattando le persone di merda e aggravando condizioni psicologiche fragili. Ormai la gente lo ha capito che siete delle TERF. Siete delle revisioniste storiche e, anche se non ci crederete, molte realtà a Torino pensano questo di voi. Dite di combattere il fascismo, ma lo rappresentate.
ho litigato per due ore e passa sul fatto che la dicitura “DONNA” non mi rappresenta e punto, loro senza tregua, mi è stato detto “ma non la usiamo in maniera transfobica, intendiamo anche te quando la usiamo”, ah perfetto visto che donna non sono. due ore di litigata per farmi dire che sono una donna
il 2 febbraio 2024 è stato fatto questo seminario al campus in cui è intervenuta, se ricordo bene, una persona curda rappresentante del movimento di liberazione delle donne del Kurdistan. Ha detto una serie di cose abbastanza agghiaccianti, tipo (me le sono scritte su un foglio la sera di quel giorno perché erano difficili da credere):
-“una mela non può diventare una pera” (ovvio modo di dire che le persone trans non esistono) (questa frase me la ricordo bene)
-transfemminismo fa perdere valore all’idea di donna (non so se ha usato esattamente queste parole ma il succo è questo)
-“siamo per la liberazione dei due sessi”
-“non parliamo di genere”
-“non è naturale/è contro natura”
-“queste cose (tipo essere lesbica?) esistono solo da 300 anni e vengono dal capitalismo”
-“abbiamo fatto una ricerca, anche archeologica, e non abbiamo trovato prove [di relazioni omo/lesbiche]”
-“è un problema occidentale”
-“è una malattia”
-“il rapporto donna-donna non raggiunge il suo potenziale” (che cazzo vuol dire? boh, penso intendesse che una lesbica non raggiunge il suo potenziale come donna dato che ha rapporti “”””malati””””)
-“perché diventare altro oltre a quello che sei?”
-“queste persone non sanno chi sono, non sanno rispondere alla domanda “perché””
-“femminismo non c’entra con lgbt”
Me ne sono andat* prima della fine dell’evento perché non ne potevo più. Dopo questo seminario non ho visto condiviso un comunicato di presa di posizione da parte di Defend Kurdistan.
Negare la presenza nella storia delle persone trans e non binarie vuol dire togliere legittimità alle persone trans e non binarie di oggi: lo sapete bene voi che studiate le tracce del matriarcato nel neolitico. Riconoscere un precedente nella storia vuol dire impossessarsi di un certo potere.
CONCLUSIONI
Queste sono solo alcune delle testimonianze che si possono divulgare, moltre altre violenze sono state commesse ma per rispetto della sicurezza dell3 compagn3 trans+ non verranno divulgate.
Useremo tutti gli strumenti possibili per rendere Torino davvero TRANSfemminista.
Per essere trans+ non serve un perché, non lasciamo che delle bulle TERF ci delegittimino perché esitiamo davanti ad una domanda come questa.
Chi siamo? siamo lo spettro del gender che viene a cercarvi di notte.
Non finirà qui.
Per altre testimonianze potete scriverci alla mail rabbiatrans.to@hacari.net