Rabbia Trans a Radio Blackout

Il 16 giugno Malormone ci ha invitato nello studio di Radio Blackout per rispondere a delle domande scottanti.

Per rendere la trasmissione accessibile ci siamo impegnat3 a trascrivere quanto detto, non sarà tutto coerente ma vogliamo un po’ preservare il bello di una intervista a voce e non leggendo delle battute già scritte.

Per ascoltare il podcast con anche gli intermezzi musicali (e, per le TERF, impegnarvi a riconoscere le nostre voci per continuare la campagna di diffamazione) questo è il link!


Abbiamo diviso in colori chi sta parlando, ecco l’agenda:
SBROK
TEKNADELLEWINX
CAOS
BUTTER
 
24:09 – 29:57
 
è qua che ci rifacciamo la messa in piega all’odio grazie a questo graditissimo ritorno di Teknadellewinx che si pronuncia tutto attaccato Teknadellewinx ospite buonasera Teknadellewinx
 
buonasera
 
che bello che bello averti fra noi qua a Malormone, do il benvenuto invece a Caos
 
buonasera
 
ciao ciao Caos ciao a te, anche a Butter
 
bonasera
 
buonasera buonasera a voi a questa puntata che appunto dopo gli scivolosi giorni di festival di Radio Blackout per fortuna ci fa qualcun altr, siete per fortuna qui a lavorare al posto nostro e appunto si pregia delle presenza di queste tre gradit ospiti che fanno parte del giro rabbia trans. Cos’è questa Rabbia Trans car Butter.
 
allora il Rabbia Trans inizialmente era un giro di compagnu trans* della città di Torino che ad una certa si è guardata in faccia e ha detto ma dobbiamo fare qualcosa perchè ci sono un po’ troppe TERF in questa città, e allora abbiamo detto beh cosa possiamo fare?
 
dammi giusto la modalità, l’ho fatto tantissime volte come dire pregio di essere la didascalia, e traduco l’acronimo “TERF” come Trans Exclusionary Radical Feminist anche se avrei da ridire su alcune parole contenute in questo acronimo ovvero “femministe” radicali trans escludenti, ovvero quel gruppo di donne sedicenti femministe che decidono per qualche motivo che le persone trans* nei loro collettivi non ci stanno, non le vogliamo manco vedere.
Allora ci stanno troppe TERF a Torino, azzo e io mica lo sapevo.
 
In realtà è una cosa che è stata molto voluta da parte appunto di queste TERF di cercare di nascondere il loro essere TERF alle persone che si avvicinando alla militanza, loro fanno le cape della rivoluzione della democrazia dimenticandosi appunto del fatto che c’è una categoria di persone che stanno volutamente escludendo, sui cui stanno agendo violenza e non vogliono rendere conto e ancora adesso non ne stanno rendendo conto e ignorano completamente le nostre voci e tutto quello che abbiamo cercato di fare per fargli capire che sono delle TERF, essenzialmente.
 
Ecco oh bene e glie lo dite in faccia, e quindi vi siete diciamo ritrovat con comune denominatore odio rabbia frustrazione.
 
Rabbia trans. Dovevamo fare una mail per aprire il noblogs e allora ho detto “qual è la cosa più banale che può essere anche compresa, unire le persone e di facile traduzione anche per chi magari non è nel giro militante” ed è appunto rabbia trans Torino. Semplice diretto.
La roba è scoppiata dopo quando all’ennesimo aperitivo una persona ci ha raccontato di frasi violente dette da delle persone TERF e allora abbiamo detto basta, son due un anno e mezzo – due che continuiamo a dire a queste TERF che stanno sbagliando, la violenza si inasprisce… ceh basta, abbiamo una comunità a Torino, abbiamo degli strumenti che sappiamo usare e allora riprendiamoci noi in mano la città e diciamo noi le cose come stanno.
 
Daje forte Butter, sì Caos…
 
Allora io parlerò senza cuffie premetto quindi non sentirò bene cosa dirò ma lo dirò lo stesso perchè a me piace punk: ci tenevo a specificare una cosa perchè sono queste TERF continuano a frequentare spazi che si dicono transfemministi però come al solito il primo pezzo se lo dimenticano, trans*, e puntualmente noi persone trans* che attraversiamo quegli spazi ci rendiamo conto che siamo sempre una minoranza che non viene ascoltata e che si dice transfemminismo ma si parla solo di donne cis tendenzialmente. E quindi la nostra cosa è sempre dire che esistiamo comunque buongiorno ci siamo anche noi e quindi niente ricordare che noi esistiamo e che la nostra lotta è fica quanto la loro.
 
Se non un po’ più figa visto che includiamo più persone e non facciamo il binarismo, le divisioni binariste.
 
E voilà, c’è sicuramente una moltiplicazione della figaggine data dalla legge dei grandi numeri e dalla insomma dalla fantasia, e dalla euforia di genere e dalla rabbia che a questo punto introdurrei grazie ad un prezzolato artista di cui magari ci vuoi parlare Teknadellewinx.
 
[…]
 
40:33 – 49:45
 
[…] vabbè comunque eravamo stavamo facendo un discorso col il giro le persone di rabbia trans la rabbia delle trans. Succede che ad un certo punto su questo noblogs è uscito un pezzo e nella fattispecie un pezzo di callout. Allora io appunto che sono la didascalia, ma in questo caso passo la palla, voglio chiedere a te Caos cos’è un callout e perchè avete deciso di usare questo strumento.
 
Allora un callout è un termine inglese, che ci sta lingua coloniale comunque ricordo anche oggi, è una “chiamata verso il fuori” ovvero: evidentemente all’interno di certe comunità succedono delle cose e a volte è necessario che queste cose escano fuori, le persone le sappiano e ci ragionino sopra sostanzialmente mi viene da dire, poi ovviamente se le mie ame vogliono aggiungere lascerò loro fare le loro aggiunte. Perchè abbiamo scelto il callout? Non è lo strumento perfetto lo sappiamo, siamo consapevoli che ha i suoi limiti, detto ciò dopo un anno e mezzo quasi due anni di noi che proviamo a parlare con queste persone in vari momenti in varie occasioni in varie modalità in assemblea, momenti informali e non, ci siamo dett3 okay basta è appunto necessario che non siano solo le solite chiacchiere di cose che si sanno ma non si possono dire ad alta voce perchè sennò chissà cosa succede, bisogna recuperare appunto un po’ il potere che stiamo lasciando il potere alle TERF e bisogna parlarne ovunque sostanzialmente.
 
C’è da dire nella fattispecie i callout solitamente si fanno facendo nomi e cognomi, cose specifiche in questo caso mentre adesso questa cosa non è successa, avete citato dei gruppi politici molto identificabili ma appunto è una sorta di callout diverso di quelli che si fanno di solito, mi viene da pensare ma magari mi sbaglio, di solito i callout quelli più classici lo fanno per denunciare delle molestie o in questo caso si tratta anche in buona parte di molestia ma anche secondo me soprattutto un richiamo alla responsabilità politica collettiva.
 
Collettiva perchè anche lì, perchè poi vabbè sicuramente ne parleremo meglio più avanti, però se tu giustifichi o comunque difendi la tua amica che ha detto la cosa transfobica amo per me tu sei complice tanto quanto la tua amica che ha detto quella cosa transfobica, e quindi ovviamente per noi è importante che le persone singole lo riconoscano ma appunto se tu fai parte di quella collettività, la tua collettività transfobica, non mi importa se tu non lo sei di per sè, perchè poi comunque stiamo parlando di persone che noi abbiamo conosciuto e abbiamo avuto dei rapporti anche piuttosto stretti con queste persone, quindi magari lo sappiamo chi sono e come sono fatte, però amo sei complice mi dispiace dirlo, te lo devi accollare semplicemente.
 
Vabbè io come ho detto questo articolo uscito su rabbiatrans.noblogs.org l’ho letto e quindi so più o meno di cosa parlate però se potete riassumerci più o meno quello che c’è scritto: nel senso avete detto prima è ora di basta con le TERF che dicono il cazzo che vogliono nei collettivi, ma nella fattispecie si parla di azioni, dichiarazioni transfobiche se non erro, e trans-escludenti ovviamente.
 
Allora sì essenzialmente ripetiamo i loro grandissimi nomi di queste organizzazioni anche se “eh ma non siamo noi” allora sono: Defend Kurdistan Torino, Comune Alba Rossa soprannominata da noi Comune delle donne TERF, la Comune Lorenzo Orsetti che prima era Intifada Serildhan Torino perchè è stata creata durante l’intifada nelle università di Torino, insieme alla intifada palestinese hanno creato la pagina social separatista loro, poi siamo noi le merde che usano i social ricordiamoci
 
Ah già giusto giusto che c’è sempre l’accusa di instagrammizzazione della lotta.
 
Sì che usiamo gli strumenti del potere.
 
A cui io sono un pochino d’accordo.
 
Sì sicuramente è un discorso molto profondo però come viene strumentalizzato da queste organizzazioni ignora molta profondità e anche il privilegio che hanno. Come abbiamo scritto nell’ultimo articolo è un privilegio poter uscire di casa e avere una città attiva mentre molte persone soprattutto nelle province, soprattutto persone trans* di provincia, hanno come unico strumento di conoscenza del sè l’internet, perchè ovviamente la società soprattutto nei paeselli cerca di opprimerti. nasconderti.
 
L’hai detto perfettamente senza peli sulla lingua. Tornando a noi sì…
 
Tornando a noi appunto queste organizzazioni. che però appunto continuano a rimbalzarsi la palla dicendo che eh no è un argomento solo di una organizzazione eh ma no è un’altra. una assemblea cittadina che però poi è composta solo da gente della Comune. quindi stiamo ancora aspettando che diventi effettivamente una assemblea cittadina.
Sì sono comunque appunto quasi due anni che hanno detto in maniera molto sfacciata tutta una serie di dichiarazioni apertamente transfobiche. che per tutela di chi ci ascolta non ripeteremo appunto sul noblogs c’è il primissimo articolo che è proprio chiamato “callout alle organizzazioni terf di Torino” dove sono riportate le testimonianze, ma quelle più palesi perchè poi sono state selezionate quelle appunto più palesi che magari una persona alle prime armi con la transfobia può capire che c’è qualcosa di profondamente sbagliato, le testimonianze che abbiamo raccolto sono tantissime di ogni tipo di ogni sfaccettatura e alcune anche non le abbiamo condivise per rispettare l’anonimato di chi le ha condivise con noi, perchè un altro strumento che queste organizzazioni utilizzano è continuamente delegittimare la nostra esistenza e quando parliamo delegittimare la nostra voce, ma siamo noi che non capiamo niente, dobbiamo stare umili noi.
 
Okay mamma mia, siamo a questi livelli. Va bene dopo questo callout è seguita una risposta di alcune, un paio di brutte risposte. Perchè così brutte cosa è successo?
 
Allora partiamo dalle risposte quelle brutte perchè poi in realtà abbiamo ricevuto anche risposte molto molto belle. La risposta più brutta è stata dopo 1 mese e 1 una settimana più o meno dalla stessa Comune Alba Rossa rimarcando la loro volontà di tenere l’argomento separato solo per le loro donne, noi mettiamo tra parentesi cis, dove appunto hanno iniziato spiegandoci che siamo in un clima di terza guerra mondiale, un PDF di 3 pagine che ci siamo divertitu molto ad analizzare riga per riga (“analisi del testo“), dove essenzialmente non entrano nel merito di niente delle violenze che abbiamo riportato e parlano semplicemente di essere di un’altra ideologia, come se la nostra esistenza il nostro essere trans* fosse una semplice questione di idee diverse quando in realtà no: è un dato oggettivo che le persone trans* esistono, bisogna rispettare la nostra esistenza e smettere di sovradeterminarci e chiamarci donne con l’asterisco, perchè comunque ci sono tante persone che da anni lottano per sia essere riconosciute come donne e sia per non essere più riconosciute come donne quindi è proprio una mancanza di consapevolezza, di rispetto, di riconoscimento delle lotte rivoluzionare.
 
Certo certo sono assolutamente d’accordo tra l’altro le diciture usate da appunto in queste risposte anche su alcune diciture che usate voi poi magari ricorreremo dopo […]
 
01:01:54 – 01:09:43
 
[…] Allora torniamo a bomba su appunto il callout e le relative risposte: volevo farvi questa domanda perchè appunto nelle risposte si è incontrato più volte questo termine donna seguito da asterisco, donna con l’asterisco per le amiche in ascolto lo diremo così tutto il tempo […] e appunto nella poi contro-risposta avete rimarcato di fatto questa dicitura come qualcosa di irritante quanto meno, perchè per come secondo voi, come queste persone TERF declinano donna con l’asterisco e perchè fa schifo.
 
La nostra deduzione è che indichi forse chiunque abbia subito misoginia nella vita? Chi lo sa, è un po’ un dubbio su che cosa significhi perchè loro evidentemente lo vedono come un modo per essere inclusive, per dire che non solo le donne cis sono apprezzate, possono andare ai cerchi non misti a tutte le robe non miste che fanno, poi boh una persona trans lo sa che se metti il termine donne seguito da un asterisco lo sa che non sei inclusiva perchè stai solo usando il termine donna e tante persone non si riconoscono nel termine donna, ed essere semplicemente quel asterisco è un po’ triste comunque, siamo un po’ più di un asterisco per quanto ci riguarda semplicemente.
 
Ma poi soprattutto un conto è se ci fossero dei fatti che esplicitano l’interessarsi alle persone trans, se poi i campeggi sono sempre divisi un uomo-donna tu puoi mettermi l’asterisco però è semplicemente performativo, cos altro è.
 
Un asterisco performativo mi piace questa cosa bello, bello anche il fatto che la caratteristica comune che dovrebbero avere le persone donna con l’asterisco sia la misoginia, praticamente una categoria di persone accomunate dal dolore e dalla appunto esclusione e dalla violenza. Cazzo davvero dobbiamo riconoscerci tramite la violenza agita da altru, magari ecco ri-impoderiamoci in qualche altro modo ecco.
Comunque di fatto sì donna e poi questo asterisco buchettino del culo come vogliamo declinarlo, che loro stanno usando in questo caso per agire grammaticalmente una violenza.
 
Sì anche lì come se la comunità frocia trans non fossero anni che sforna nuovi termini, si evolve cercando appunto di essere il più inclusiva possibile, anche lì noi glie l’abbiamo detto anche in faccia personalmente, come si diceva prima in molte occasioni, poi non ci hanno mai chiesto come vorremmo essere chiamatu, come effettivamente a noi fa piacere essere inclusu eccetera. Quindi buongiorno noi esistiamo potete parlarci l’abbiamo detto per un anno e mezzo due anni però qua nessuno ci ha mai chiesto niente.
 
Buongiornissimo caffè appunto care TERF all’ascolto, ma tra l’altro appunto adesso  ho detto la tipica frase memabile del boomer buongiornissimo caffè ma queste persone tipo… ma quanti anni hanno, c’è una generazione, perchè tutte queste cose mi fanno pensare di femminismo separatista degli anni 70, sono ancora lì ste vecchie a rompe el cazzo?
 
Ma in realtà no: sono anche persone universitarie, persone universitarie di 23 anni, non so 20 qualcosa anni, persone che non mi aspetterei.
 
Comunque a parte questa gratuita vecchiofobia che comunque mi rivendico […], invece voi contrapponete, usate questo altro termine trans con un più + alla fine, appunto tutte le volte io sono un po’, nel senso, accolgo con curiosità e con voglia di conoscenza apertura tutte le volte che la comunità trans* si autodetermina in un certo modo. Appunto trans con un più o con un asterisco alla fine non mi capita molto di trovare in giro, perchè questa scelta?
 
Allora non sempre tutte le persone trans* sono d’accordo su come chiamare la propria comunità e se esiste questa comunità unita quindi è solo un modo dei tanti possibili, non è per forza quello più giusto, secondo me trans-più o trans-asterisco può voler dire semplicemente le persone trans, le persone in questioning, che vuol dire le persone che si fanno delle domande sul loro genere che quindi magari ancora non si definiscono trans ma lo faranno, poi anche magari le persone non binarie che non si definiscono trans, insomma ci sono tanti modi diversi di viversi la non cis-situdine. Quindi quello, penso che sia importante anche ricordare le varie sfaccettature.
 
Ci sta ci sta, molto bene, sì io stesso molto spesso me lo chiedo, spero di non essere cis-sessuale come Giovanardi per dire o Salvini però contemporaneamente non posso, credo, riesco a definirmi trans in un certo senso ma appunto aperto, non penso di riuscire ad essere incluso in questo ma comunque “filotrans”.
Non so se avete qualcos’altro da dire rispetto alle grammatiche.
 
Io forse qualcosina sì riprendendo quello che diceva teknadellewink: ma semplicemente che loro, poi purtroppo ovviamente anche lì sono solo loro sia nel movimento sia nel mondo in generale? L’idea, la visione che si ha delle persone trans che loro poi in particolare hanno: che le persone trans sono solo quelle che provano disforia di genere, come si diceva prima quindi tutta quella visione del dolore, che hanno un interesse a fare delle transizioni. poi anche lì che cosa vuol dire transizione è un tema che ci siamo postu anche noi, però comunque che hanno un interesse a prendere gli ormoni, a fare appunto delle operazioni chirurgiche quando semplicemente non è così: è uno spettro non è una cosa ???, lo spettro del gender siamo sempre noi qua presenti a girare per le strade di questo cazzo di mondo.
 
Bene benissimo, meno male che questo spettro riesce anche ad impugnare i microfoni di radio Blackout […].
 
01:20:00 – 01:31:50
 
Torniamo con Butter che magari risponde a queste domande che ho pensato qua nel mio cervelletto spero di non coglierti così di sorpresa visto che noi non ce le prepariamo prima le domande, non si fa e noi diciamo solo la vera verità.
Allora a me pare comunque di capire attraverso le risposte di questi collettivi sedicenti no, sedicenti niente, sono TERF che si occupano per lo più di Kurdistan e comunismo e confederazionalismo democratico quella roba là; che ci siano delle pratiche di infantilizzazione e gaslighting nei vostri confronti, siete d’accordo e quali sono nello specifico queste pratiche ecco.
 
Allora il gaslighting è forse lo strumento con cui abbiamo a che fare dal momento in cui abbiamo iniziato a criticare queste persone. Il gaslighting è essenzialmente farti credere che tu stai sbagliando, tu stai pensando male e la colpa è tua, è uno strumento per diciamo spostare, non mi piace dire colpa però non ho un’altra parola comunque, la responsabilità del proprio agire violento sulla persona che l’ha vissuta la violenza e fargli credere che questa persona è appunto sbagliata, togliersi appunto la responsabilità del proprio agire violento, negare il proprio agire violento, e convincere il mondo esterno che si è innocenti non si è fatto nulla di male facendo questa forte manipolazione psicologica, perchè appunto forse la parte fondamentale di quello che fa la Comune Alba Rossa è rigirare tanto le parole e farci questi enormi pipponi sul fatto che loro hanno ragione, loro non stanno sbagliando e siamo noi persone sceme che non capiscono la loro ideologia.
 
E alla fine ricordare Ocalan, lo vogliamo a piede libero anche noi ricordiamo.
 
Una cosa profondamente sbagliata è pensare che noi non siamo solidali al popolo kurdo quando non è assolutamente vero: noi stiamo criticando come l’organizzazione sta strumentalizzando un popolo per portare avanti una narrazione transfobica ma noi non è assolutamente vero che non siamo solidali al popolo kurdo e contro il genocidio del popolo kurdo, l’abbiamo sempre messo in chiaro però… ERDOGAN ASSASSINO.
Lo ripetiamo sempre e continueremo sempre a ripeterlo nonostante la violenza di quello che fanno le associazioni di Torino, ma non solo di Torino ci sono arrivate tante tante testimonianze dal resto d’Italia di come le organizzazioni apoiste riproducono violenza.
 
Organizzazioni apoiste sarebbe dire?
 
Possiamo spiegare la parola apoista, perchè vabbè penso sia così apo vuol dire zio in kurdo e apo zio sarebbe Ocalan, l’apo è Ocalan quindi se segui […]
 
Non ho fatto le lezioni di kurdo quindi non posso essere al 100% sicuro, non ho fatto i loro campeggi, però se non ricordo male re apo cioè Ocalan […] apoista significa che segui Ocalan.
 
Poi ovviamente come tutte le ideologie sono tanto profonde eccetera ma non siamo qui per parlare di apoismo, siamo qua per parlare di TERF.
Del gaslighting: parlerò del gaslighting degli ultimi due mesi perchè così facciamo prima, oltre al gaslighting c’è stata la caccia alla strega trans: chi ha osato alzare la voce e raccontare le violenze che ha vissuto, chi ha organizzato tutto il callout tutto quanto, e prontamente si sono messe non tanto a riflettere su “abbiamo detto delle robe veramente gravi”, ma “chi è che ha detto che siamo state noi”, si sono messe appunto queste TERF a riconoscere chi ha lasciato la propria testimonianza nel primo articolo, alcune [persone] sono state riconosciute e in particolare parlo della testimonianza raccontata da questa persona trans dove mezza in lacrime la Comune continuava ad insistere che dobbiamo essere noi umili e che comunque hanno ragione ad avere le loro ideologie transfobiche eccetera, la forma di gaslighting che hanno agito è stato subito dopo il primo callout e ci hanno raccontato che è stata questa persona trans a non aver capito il discorso: che si stava parlando di altro e “che io comunque questa ragazza [della Comune] la conosco da tanto tempo non è transfobica non lo farebbe mai”
Ma saremmo noi a decidere quando una violenza è violenza ed è transfobica e soprattutto, ma ci sentiamo bene noi: se mi stai facendo il pippone che devo essere umile e devo accettare il fatto che tu non mi consideri una persona trans valida perchè sono frutto del capitalismo non devo essere io umile e tu sei una persona transfobica.
 
Bella sta cosa del frutto del capitalismo è un reframe davvero irritante.
 
E ne sono ancora molto convinte anche nel resto d’Italia di questa cosa, non è una particolarità solo di Torino ma ci sono state appunto raccontate che anche altre declinazioni della rete apoista nel resto d’Italia sono fermamente convinte che l’essere trans è frutto del capitalismo.
 
Okay, invece la transfobia tutto apposto.
 
No visto che siamo frutto del colonialismo facciamo schifo.
Poi l’infantilizzazione che agiscono è appunto da un lato pensare che siamo persone sceme e loro, dall’alto della loro grande rivoluzione, devono insegnarci che noi dobbiamo accettare che facciamo parte della categoria sociale di donne, quindi dobbiamo continuare ad ascoltare i loro pipponi sul fatto che comunque loro ci stanno includendo, nonostante noi gli diciamo che non è vero non ci stanno includendo, che la terminologia donne asterisco la consideriamo transfobica e violenta e che tutte quante le cose che continuano a fare, il binarismo eccetera è violenza, ma siamo noi che non capiamo, siamo noi persone sceme.
E dall’altro lato anche loro cercano continuamente di de-responsabilizzarsi da queste responsabilità delle violenze transfobiche che commettono perchè, loro appunto si mettono costantemente in autocritica, che comunque ci va tempo per decostruirsi da un sistema che insegna la transfobia ma anche il razzismo, l’abilismo, classismo e tutte queste cose brutte, allo stesso tempo noi vogliamo chiedere… quanto bisogna decostruirsi, quanto bisogna impegnarsi per rendersi conto che dire certe cose è profondamente sbagliato ed è palesemente transfobico e una violenza, ci vanno veramente 2 anni dove “ma noi ci autocritichiamo” per rendersi conto che vi state solo lavando la coscienza con queste finte autocritiche, perchè poi uscite e non cambiate niente, anzi, quando è il momento di effettivamente chiedere scusa e prendere atto della violenza commessa invece si sposta il discorso sul fatto che, appunto anche qua gaslighting e delegittimazione, siamo noi che usiamo gli strumenti del potere come i social per parlarne e che in realtà è solo “ideologie diverse” ripeto non è vero: essere trans non è una ideologia ma un dato oggettivo, che bisogna collaborare insieme nonostante loro agiscano violenza lo vedo difficile come possiamo collaborare.
Quando era effettivamente il momento di riconoscere la violenza commessa è stato fatto tutt’altro: siamo statu infantilizzatu anche qua facendoci un grande pippone su siamo in un clima di terza guerra mondiale, non lo sappiamo noi che siamo, assieme alle persone razzializzate e disabili, tra le categorie più prese di mira dai Sistemi, ma no no siamo noi persone sceme che non capiscono niente.
Faccio menzione d’onore al fatto che hanno anche detto che [noi] siamo degli uomini cis che hanno organizzato tutto.
 
Oddio no aspetta un attimo questa me l’ero persa cosa cazzo sta succedendo.
 
Appunto oltre alla caccia alla strega trans di chi ha osato raccogliere le testimonianze, è stato detto che sono due uomini cis che l’hanno organizzato il callout. Da un lato questo evidenzia come queste persone non abbiano contatto con la comunità queer di Torino perchè non so… non penso la comunità queer di Torino avrebbe permesso a degli uomini cis etero di appropriarsi della nostra battaglia e della nostra identità, ma a parte quello, anche qua è un continuo ignorare che tu comunque hai commesso della violenza, detto delle cose estremamente gravi.
 
Certo non un passo indietro, non dire quella parola brutta con la S…
 
Se l’hanno detto degli uomini cis etero non è vero non abbiamo commessa questa violenza perchè nella loro ottica, da come abbiamo potuto vedere da azioni oggettive, per loro gli uomini cis etero non possono permettersi di criticare delle donne perchè altrimenti è una scusa per agire violenza su delle donne e approfittarsene dei loro errori.
 
Però sicuramente hanno manipolato voi.
 
Ma noi siamo scemu dobbiamo capire che loro hanno ragione, e che stanno lottando anche per noi,nel negare la nostra esistenza.
 
Benissimo benissimo assolutamente coerente. Qualcun altru vuole aggiungere qualcosa?
 
E’ che ci sarebbe talmente tanto da dire su certe cose che si può andare avanti tutta la notte per quanto mi riguarda.
 
01:45:01 – 01:50:50
 
Torniamo qua in studio con rabbia trans, com’è il futuro, è tipo fucsia. Cosa ci sarà in futuro.
 
Rosso come la rabbia. Allora rabbia trans non vuole essere un collettivo, una assemblea, una organizzazione, ce ne sono già abbastanza a Torino ed è meglio concentrarsi su quello che già c’è, migliorarlo e lottare insieme. Però comunque abbiamo fatto un grande impegno ad aprire sia una mail indipendente sia a metter sù proprio il noblogs, e quindi rabbia trans vuole essere una piattaforma: una piattaforma solo per persone trans* che se vogliono esprimersi possono farlo appunto attraverso questo strumento, che comunque ha girato: il primo post ha superato le 40.000 visualizzazioni, e quindi chi vuole esprimersi, chi ha bisogno di scrivere a delle persone, chi ha anche solo due righe che vuole buttare mettere e far girare per il mondo può contattarci; chi ci scrive su Instagram riceverà un bellissimo messaggio automatico del fatto che non guardiamo i social perchè siamo solo due persone a seguire Instagram, ma in realtà noi leggiamo e diamo assoluta priorità a tutte le persone trans* che ci scrivono.
Quindi niente vuole essere una piattaforma per alzare la nostra voce e riprenderci degli spazi, che per quanto siano virtuali con tutte le loro criticità, è giusto che ce li riprendiamo. E’ uno spazio aperto, moderiamo i contenuti al limite per evitare roba razzista classista e queste cose qua, però lo spazio è assolutamente libero.
Ogni tanto magari organizzeremo una assemblea perchè boh ci sta vedersi e magari ci sta organizzarsi contro altre persone TERF ma non solo, non vogliamo ridurre la nostra esistenza alla lotta contro le persone TERF, noi siamo molto di più di insegnanti contro la transfobia, siamo anche persone che fanno le rivoluzioni ed è giusto che organizziamo la nostra rivoluzione.
 
Oddio come dicevo prima ci sarebbero veramente tante cose da dire su questi temi, più che altro perchè forse il mio appello è il fatto che in questa callout sono state nominate delle organizzazioni precise, ma io vorrei dire attenzione a tutte le realtà di Torino, perchè la transfobia è veramente dilagante e ci rendiamo conto con il passare del tempo che purtroppo è un problema dilagante che viene ignorato, perchè appunto c’è una infantilizzazione senza fine per cui quello è sempre l’ultimo dei problemi, l’ultima cosa di cui parlare, l’ultimo punto all’ordine del giorno che poi non viene mai trattato, e quindi si rimanda sempre, ci sono sempre cose più importanti di cui parlare, che va bene che siamo in una fase di terza guerra mondiale come ci insegnano le TERF.
I problemi sono ben altri perchè non è che anche noi dobbiamo lavorare, pagare un affitto, studiare, dovere stare in quel posto di merda che è l’università.
Forse questo potrebbe essere il mio contributo al momento.
 
Mentre le persone trans* vengono comunque rese l’ultimo punto dell’OdG poi è molto in voga parlare di transfemminismo però sempre in un modo che spesso mi pare appunto performativo come dicevamo prima quindi sì, il mio appello è di approfondire cosa significa transfemminismo, approfondite nell’uso.
 
La perfomassero la transizione invece. […]
 
Io come al solito voglio salutare l3 am3 che ci sostengono sempre, l3 am3 trans ma anche le ame cis perchè ci sono anche loro comunque che ci sono tante ame cis che ci sostengono e voglio ringraziarle per portarmi fiducia nel loro genere come si suol dire.
 
Bella cis ame, bella trans am3.
 
Resistete e combatteremo le TERF insieme le distruggeremo, insieme al capitalismo e al colonialismo.

La fine? NO

Ci abbiamo messo i nostri tempi a fare la trascrizione, consigliamo comunque di ascoltare il podcast sia per le scelte musicali sia (rivolto alle nostre TERF) divertirvi ad identificare le nostre voci (per continuare la vostra diffamazione).

Compagn3 trans+ fatevi sentire, commentate, condividete, siate scomod3, mandate i nostri articoli nelle vostre chat di collettivo. Unitevi, collettivizzate, mandateci articoli, pensieri, glitter.

P.S. questo articolo esce durante il Festival Dell’Alta Felicità: lottate anche per l3 compagn3 trans+ che non possono esserci, parlare con lu vicinu di tenda, e rendete la lotta NO TAV sempre più intersezionale.

Analisi del testo

Perchè se non ci mettiamo a ridere ci metteremmo a piangere.

Analisi del testo di risposta della Comune Alba Rossa (o Comune delle donne TERF). In rosso i nostri commenti, voto e piccole riflessioni al fondo.


Viviamo in una fase di Terza Guerra Mondiale ma dai? non l’abbiamo notato, in cui il sistema patriarcale e capitalista attacca innanzitutto le donne, le persone trans e tutte le soggettività non conformi al disegno patriarcale. Lo vediamo nel crescente numero di femminicidi, nell’istituzionalizzazione della transfobia da parte di diversi Stati, nella guerra di propaganda che viene fatta attraverso le politiche identitarie. Il sistema non ci attacca solo dall’esterno, ma conduce una guerra psicologica, a partire dalla nostra educazione e socializzazione: per questo, per chi vuole contrastare questi attacchi, il lavoro sulla personalità oggi è fondamentale. Ognuna di noi riproduce, volente o nolente, la mentalità di oppressione secondo cui è cresciuta, e la lotta di liberazione parte dal riconoscere il nemico dentro di noi, ucciderlo e trasformarlo voi le prime a riprodurlo ed ignorare le nostre voci.

 

Ci siamo prese del tempo per dare valore alle critiche che ci sono state poste e interrogarci profondamente sul modo in cui abbiamo incarnato e incarniamo una mentalità patriarcale lo dite da un anno che vi autocriticate costantemente e nulla è cambiato. Abbiamo mancato nel creare una sincera e condivisa cultura rivoluzionaria, che si basi sulla convivenza pacifica di persone, popoli, nazioni, identità non c’è convivenza quando agite violenza. Questo ci ha portate a tradire il confederalismo democratico, che è la proposta politica in cui crediamo, la strada che secondo noi meglio permette un percorso di liberazione della società liberazione negando l’esistenza di una parte di popolazione. Dovremmo essere in grado, per essere coerenti con noi stesse, di convivere in pace e amicizia con chi non condivide una stessa ideologia ESSERE TRANS NON E’ UNA IDEOLOGIA NON E’ UNA OPINIONE, ma desidera lottare contro un sistema di morte e oppressione negando la nostra esistenza siete voi parte dell’oppressione.

 

L’ideologia di liberazione della donna non è nata sul territorio italiano, ma pensiamo dia voce, corpo e pensiero a dei principi e valori umani universali tra cui la volontà della destra di negare l’esistenza delle persone trans* da come la interpretate voi. La nostra volontà è quella di svilupparla secondo la sociologia della nostra terra ed è un lavoro che non è mai stato fatto prima: un tentativo, che proprio per questo necessita di critica e autocritica costante non ci va un genio a non negare l’esistenza di delle persone. Per questo riconosciamo di aver agito in modo dogmatico il dogma è l’esclusione ed invisibilizzazione? ed esserci comportate come un gruppo chiuso, chiudendoci verso l’interno e assumendo termini e pratiche senza comprenderli nel loro significato politico più profondo e complesso no siete solo transfobiche. Crediamo che lo spirito della gioventù sia il cambiamento, e perciò essere dogmatiche è anche venire meno a questa responsabilità. Il liberalismo ci ha spinte a non sviluppare un pensiero comune e organizzato rispetto alle contraddizioni che abbiamo incontrato non sono contraddizioni ma VIOLENZA, non assumendoci la responsabilità di comprendere in maniera approfondita questa situazione.

 

Le testimonianze riportate sono critiche umane di mancanza di empatia, di umiltà, di connessione con le persone e di mancanza di reale comprensione e applicazione dei nostri stessi principi SONO VIOLENZE, tutte le parole possibili per non dire VIOLENZA.

 

Non siamo riuscite a comprendere e vedere con empatia con chi stavamo parlando, perché non ci siamo prese la responsabilità di guardare il dolore che hanno creato le nostre azioni AZIONI VIOLENTE dai sù. Nella costruzione di personalità libere, l’analisi del dolore e del disagio provato nei confronti di un determinato comportamento è fondamentale: davanti a ciò che ci fa stare male, dobbiamo interrogarci se il sentimento deriva da un atteggiamento da criticare o da una messa in discussione di un tratto della nostra personalità figlio del sistema che vuol dire? La violenza transfobica ci fa stare male perchè è violenza che voi agite, non dobbiamo noi interrogarci se stiamo esagerando (guardate un po’ sono le stesse parole rivolte alle donne che vivono violenza sessuale/domestica, doversi chiedere se la colpa è propria). Non si tratta mai solo di un caso o dell’altro: è necessario un approccio dialettico per trasformare la personalità in senso democratico. Perciò ignorare questo dolore equivale a tradire il metodo della critica, che dev’essere atto d’amore sincero volto alla trasformazione dei nostri comportamenti da un anno che lo dite di fare ma le testimonianze dimostrano il contrario, neanche dopo un callout non siete cambiat3.

In questo senso, la nostra autocritica è di non essere riuscite a creare un rapporto di fiducia, amore e compagnerismo con le nostre compagne, compagni e compagn*, e quindi di non essere state in grado di creare le condizioni affinché queste critiche dessero corpo e concretezza al processo di giustizia trasformativa di cui si parla anche nel call-out ve l’abbiamo detto in faccia più volte con calma e poi urlandolo che siete delle TERF.

 

La Comune Alba Rossa è un’organizzazione di giovani donne internazionaliste ecco che inizia il solito pippone. Rifiutiamo di riconoscerci nella categoria di donna cis quindi ignorate tutti i privilegi che comporta l’essere donna cis, anche le TERF nel resto del mondo dicono di non volersi far chiamare donne cis, coincidenze? per come la intende il sistema, perché desideriamo riscoprire l’identità della donna libera tramite la negazione delle identità trans+ NON donne. Rifiutiamo il binarismo come paradigma che si appiattisce sull’essenza e sulla biologia positivista però ai vostri campeggi la divisione è binaria. Non vogliamo definire i nostri spazi in base al sesso biologico, ma ad un’identità che lotta tranne se sei trans+, in quel caso rientri sotto “la categoria sociale di donna con l’asterisco”.

Quello che crediamo è che non siano di per sé le categorie o i modelli che imprigionano, ma le mentalità voi le prime che passate il vostro tempo a convincerci che quando parlate di donne parlate anche di noi persone trans+ NON donne. Non è la categoria di donna di per sé che imprigiona, ma è come lo Stato riempie questa categoria e come voi la strumentalizzate per la vostra retorica di oppressione transfobiche. Perciò riteniamo che non sia eliminando la categoria di donna ma chi vi ha detto che vogliamo eliminare le donne? che viene risolto il problema del genere, ma eliminando il sistema fascista e patriarcale. Il genere esiste nella misura in cui serve alla società per rapportarsi, nel rispetto di differenze che devono essere spiegate e comprese, non ignorate voi non ci rispettate infatti.

Vanno ripensati i generi partendo da una profonda riflessione su qual è la cultura e quali sono i paradigmi che ci hanno guidato nella definizione delle nostre identità fino a questo punto ma lo sapremo noi cosa significa l’identità di genere essendo l3 prim3 ad uscire dal binarismo imposto, non serve un gruppo di donne cis a dircelo. Il fine di un ripensamento dei generi e della lotta di genere è la costruzione di personalità rivoluzionarie, che sappiano resistere agli attacchi del sistema e sappiano proporre un’alternativa di vita all’individualismo, al capitalismo, al sistema, allo Stato. Perciò se le persone trans e queer perseguono questo obiettivo la nostra non può che essere un’alleanza etica nella lotta contro il patriarcato non c’è alleanza con le TERF.

 

Desideriamo con questo comunicato porre inoltre un’ulteriore chiarezza ecco il solito pippone pt.2: Defend Kurdistan è una rete internazionale che organizza e coordina iniziative di solidarietà ai popoli del Kurdistan sotto genocidio da parte dello Stato turco e all’esperienza rivoluzionaria dell’Amministrazione Autonoma Democratica della Siria del Nord e dell’Est. A Torino, Defend Kurdistan è un’assemblea cittadina che accoglie chiunque voglia muoversi con questo obiettivo, a prescindere dall’ideologia detto ciò partecipano solo persone della Comune, nei video ci sono solo le facce della Comune, si può dire quindi una assemblea composta da più realtà o è la solita de-responsabilizzazione?. Nella fase globale che stiamo attraversando l’internazionalismo e la solidarietà sono fondamentali per unire le lotte e renderle più incisive.

L’esperienza del popolo curdo e dei popoli che si organizzano secondo il confederalismo democratico, la resistenza in carcere e apertura a processi diplomatici di pace di Abdullah Öcalan (leader politico del Movimento per la Libertà) e chi ha dato la vita per la libertà sono di ispirazione per chi sceglie di lottare per costruire un’alternativa di vita. Non possiamo permettere che venga meno la solidarietà a questa rivoluzione per criticare un’organizzazione che sul nostro territorio compie degli errori victim blaming: non abbiamo mai negato la solidarietà al popolo curdo, stiamo denunciando VOI di Torino delle violenze che commettete e di come state strumentalizzando e manipolando un orientamento politico per giustificare posizioni transfobiche, abiliste e sessuofobiche.

 

Infine, vogliamo riportare un ultimo ragionamento. Come movimento di politica dal basso torinese (e italiano più in generale), dobbiamo riconoscere che l’arrivo ad usare i social media parla chi ha 4 pagine Instagram tutte uguali e durante l’occupazione per l’Intifada della Palestina ne ha creata una a parte quasi subito, strumento del nemico in termini di discussione politica questo ignora il privilegio di chi vive nella grande città e quindi ha la possibilità di uscire di casa e conoscere una alternativa, molte persone che vivono nella provincia hanno come unico strumento di scoperta di sé i social media, deriva da un’incapacità e non-volontà di creare uno spazio politico reale FAKE NEWS vi è stato detto in più spazi di persona che siete violente, questo è uno schiaffo in faccia all3 compagn3 trans+ che hanno provato a farvi ragionare ed una mancanza di rispetto e gratitudine. Come organizzazione ci assumiamo anche noi questa responsabilità, e riconosciamo come questa mancanza abbia ridotto il confronto politico alla conversazione informale privata in realtà ci sono state anche assemblee organizzate, è necessario usare i metodi burocratici e chiamare l’assemblea con tutta la Comune? e abbia costretto all’utilizzo del call-out. Intendiamo prenderci carico di questa responsabilità e aprire uno spazio di confronto politico reale perché vi abbiamo messo con le spalle al muro. Crediamo che il confronto, lo scontro, il conflitto non siano sempre e comunque forme di abuso, e che la loro negazione impedisca lo sviluppo conseguente del loro opposto, cioè di dialogo e di amicizia iniziate a riconoscere di essere persone violente e poi potremmo avere un dialogo.

 

Preferiamo quindi evitare di cadere nello scontro social e invitiamo ad un confronto politico reale ci sono stati molti in passato e avete solo peggiorato la violenza. Fare autocritica in maniera pubblica per noi significa aprire uno spazio di dialogo sincero: non possiamo assecondare acriticamente le regole intanto non avete chiesto scusa e nascosto il comunicato su solo una delle vostre tante pagine social di un confronto che rischia di fare il gioco di chi vuole frammentarci tutte e tutt* le TERF devono smettere di esistere ed organizzarsi, sono il nemico ed il sistema.

 

Vogliamo impegnarci affinché il dialogo sia quotidiano, collettivo e faccia a faccia c’è già stato ed è stato inutile, sperando di costruire insieme il cammino della rivoluzione non si collabora con le TERF.


Voto e conclusioni

VOTO: 2-/10. Migliorare la comprensione del testo e usare la parola “violenza” quando necessario.

Scherzi a parte in questi ultimi due mesi le donne cis della Comune di Torino hanno concentrato le loro energie nella “caccia alla strega trans” diffamando e trovando escamotage per invalidare qualunque persona trans+ loro credono sia dietro questo callout (di più nel nostro secondo articolo “il rumore del vostro silenzio”).

Questa non è volontà di cambiare, il comunicato pubblico è un fallimentare tentativo di lavarsi la faccia, mentre privatamente inasprire la violenza.

Le stesse donne cis hanno messo in giro la voce che siamo due uomini cis, se avessero mai avuto un confronto con la comunità queer di Torino saprebbero che noi in primis non l’avremmo mai permesso a degli uomini cis di scavalcarci.

Imparate ad assumervi veramente la responsabilità della vostra violenza e chiamarla col suo nome VIOLENZA, non contraddizione. In tutto il testo non è scritta neanche una volta la parola “ci scusiamo” o “ci dispiace”, non viene riconosciuto il peso della violenza commessa.

Ci sono persone trans che vengono portate al suicidio per le cose che dite, ma per voi sono solo “contraddizioni”, vi chiamate compagne con la bocca e le mani sporche di sangue.

Abbiamo fatto un callout tutto sommato che non era così anti-democratico, frutto della esasperazione di una violenza non più sopportabile, e la vostra risposta è stata sempre la solita: gaslighting, deresponsabilizzazione, pipponi inutili. Non siete entrate nel merito di nulla di ciò che abbiamo denunciato.

Ma ancora peggio noi sappiamo cosa dite in giro di noi: inizialmente ci avete etichettat3 come un gruppo di violent3 per avervi smascherato di fronte a tutta la città, poi siete passate alla “ricerca del colpevole” speculando su chi potesse esserci dietro il comunicato e quindi trovando ogni scusa possibile per delegittimare, se è stata questa persona allora non vale nulla perchè in passato ha avuto atteggiamenti prevaricanti, se è stata questa ha capito male perchè stavamo parlando di altro (grazie ma no grazie, ci sentiamo molto bene), poi che siamo due uomini cis (bella voglia di dialogo e messa in discussione eh). Se delle realtà che con noi non c’entrano nulla prendono di loro accordo e dopo una analisi di non voler avere a che fare con voi TERF, passate a dare la colpa a noi, non a riflettere che magari siete veramente un gruppo violento che mette a rischio la safeness degli spazi.

Questo ci sembra un inutile tentativo di forzarci ad uscire allo scoperto per poterci ATTACCARE direttamente, ma non “non possiamo fare il gioco di chi vuole frammentarci” cit.

Il comunicato è stato scritto dall3 compagn3 trans+ e solo da compagn3 trans+, ogni azione passa attraverso il nostro vaglio e questo deve bastarvi. Vi abbiamo detto che dovreste stare in silenzio ed ascoltare, invece nell’ultimo mese avete diffamato e rincarato la dose di violenza.

Noi non siamo un’opinione o ideologia, esistiamo e dovete accettarlo senza sè e senza ma, se usate un linguaggio transfobico nascondendovi dietro il dito del rispetto di una ideologia siete solo ipocrite.


Per il pubblico

Stiamo scrivendo un articolo più amplio, ma lasciamo qua due spunti.

Il nostro scopo è stato di portare allo scoperto tanta violenza che la Comune volutamente ha tenuto nascosta soprattutto alle persone che si avvicinano alla militanza in questi ultimi mesi. Nessuna realtà è immune alla transfobia, al razzismo, al patriarcato e tutte le sue sfaccettature, invitiamo quindi anche chi non abbiamo interpellato (per ora) a riflettere sulle proprie azioni. Su cosa farne della Comune abbiamo fiducia che ogni realtà sia in grado di prendere le proprie decisioni e assumersi la responsabiltà di tale decisione (se escludere o avviare un percorso trasformativo).

Rabbia Trans+ non è un collettivo organizzato, non è una struttura, siamo persone che hanno vissuto la violenza e vogliono unirsi e prendersi cura senza abbandonare la militanza e la lotta. Questa vuole essere una piattaforma, uno strumento, che sfrutta il potere dell’internet per riunire persone che sono state portate all’allontanamento dalla violenza transfobica (e non solo).

Fino a che punto si può insistere a voler trasformare e rendere consapevoli della violenza agita, quando chi l’ha commessa si rifiuta di accettare la nostra esistenza?

Quando bisogna mettere prima la sicurezza di uno spazio da violente organizzazioni TERF?

Qual è la linea tra “non riuscire a capire” e “non voler capire”?

Il rumore del vostro silenzio

Dopo circa un mese dal nostro comunicato in cui sono presenti accuse pesanti e da cui è (o dovrebbe essere) impossibile scappare, nessuna delle realtà citate ci ha degnat3 di una risposta. Vogliamo quindi portare alcune riflessioni su questo silenzio e sulle voci informali comunque che ci sono arrivate.

Il doppio standard della violenza

Per prima cosa vorremmo sottolineare l’ipocrisia che ruota attorno allo scusare e negare i comportamenti violenti delle donne cis nei confronti di altre persone. Riteniamo che, per quanto ci sia una differenza di livello tra le violenze commesse da un uomo cis rispetto a una donna cis, queste violenze vadano comunque riconosciute per quello che sono e prese seriamente. Se avviene l’opposto, si fa il gioco del patriarcato, si cade nello stereotipo secondo cui “le donne non possono fare alcun male”, infantili e innocenti angeli.

In questo momento storico gli attacchi alle persone trans+ arrivano proprio dai movimenti TERF in cui la maggioranza sono donne cis, esempio recente è quello del Regno Unito con a capo J. K. Rowling. Questi movimenti, lo ripetiamo, fanno il gioco del patriarcato. 

In questi giorni abbiamo sentito in maniera non ufficiale solo deresponsabilizzazione e ancora peggio, negazione e gaslighting (cosa non nuova). Ci sono state rivolte frasi come: “Ma io questa persona la conosco da anni, non lo farebbe mai“, “è (nome persona) che non ha capito“, “non ho mai sentito (donna TERF) dire quelle cose quindi non ho potuto criticarla“.

Ci siamo  stufat3 delle continue prese in giro e del continuo dubitare delle violenze. Noi capiamo benissimo quello che dite, lo capiamo e ve lo critichiamo, voi non siete pront3 alle critiche, non arretrate perché secondo voi avete la verità in tasca.

Chiedetevi se queste frasi le avreste mai rivolte alla denuncia di violenza commessa da un uomo cis: tutt3 abbiamo amicizie da tanti anni e non sono il sigillo di garanzia che la persona in questione si sia decostruit3. Se delegittimereste la violenza come “hai capito male” (hai capito male l’intento dell’uomo per strada che ti fischia).

Ogni volta che si ignora la nostra voce si fa il gioco del sistema, è l’ennesimo tassello che permette al patriarcato e alla transfobia di esistere. Non si smette mai di decostruirsi, non c’è il libro magico che dà la soluzione, non c’è l’orientamento politico che automaticamente fa cadere tutta una vita di patriarcato, razzismo, abilismo e classismo.

Infine ribadiamo come è stato fondamentale per noi cercare di mantenere l’anonimato di chi ci ha lasciato preziose testimonianze, da quel poco che traspare comunque alcun3 compagn3 trans+ sono stat3 identificat3 dalle TERF e subito screditat3, secondo voi siamo noi scem3 che non capiamo le vostre prediche.

Non vi dobbiamo nulla

Alle nostre critiche, che comunque proseguono da tempo, avete dato sempre risposte vaghe e schive: avete messo il peso della vostra decostruzione completamente su di noi. Avete chiesto formazioni e una partecipazione maggiore alle compagn3 trans+ rispetto a qualunque altrx militante, dobbiamo essere a tutte le punte e a tutte le assemblee di tutte le realtà per potervi soddisfare. A questo rispondiamo dicendo che noi persone trans+ non siamo la vostra Wikipedia personale. Esistono testi, documentari, libri e qualsiasi tipo di media che potete usare per informarvi (almeno sulle basi del non binarismo per fare un esempio). Pretendere una formazione senza una reale volontà di ascolto è violenza, dire che se ci sono violenze è quasi colpa nostra perché non vi abbiamo formato è sbagliatissimo e altamente problematico. Non vi dobbiamo niente.

Vogliamo che la nostra esistenza e militanza vada oltre essere insegnanti e fare lavoro di cura verso chi le risorse per iniziare a decostruirsi le ha, dovrebbe essere ormai risaputo che il lavoro di cura mal distribuito ed eccessivo schiaccia la persona e impedisce di esprimere il proprio potenziale rivoluzionario.

Retorica TERF e termine “donna*”

Nei mesi delle occupazioni per la Palestina e in alcuni comunicati, anche successivi, è stato utilizzato molto dalle realtà che abbiamo citato il termine donna*. Alcune delle testimonianze che abbiamo raccolto descrivono proprio l’utilizzo di questo termine. Vogliamo subito porre l’attenzione di chi legge sull’asterisco, che ad una lettura veloce può passare inosservato, proprio nell’asterisco stanno diverse problematicità: in primo luogo, ci sembra che l’unica motivazione per aver inventato ‘sto termine sia solo per ripulirsi la coscienza e dare una parvenza di inclusività al termine, senza l’asterisco, il termine donna e basta avrebbe escluso tutte le persone trans+ e non binarie presenti nelle occupazioni, nelle assemblee e nella vita in generale. 

La seconda problematicità sta nel fatto che proprio l’utilizzo dell’asterisco non faccia altro che appiattire l’esperienza di persone trans+ e non binarie presenti alle assemblee, riducendo il tutto alla parola principale ovvero “donna”. 

Non è un caso che questa parola sia utilizzata in questo modo: abbiamo visto nelle testimonianze e con i nostri occhi quanto per loro l’unica cosa importante sia il bio-essenzialismo che professano nei loro scritti, nei loro seminari, in ognuno dei loro lavori.  E’ nostra opinione che si potrebbe trovare benissimo un termine per includere tutte le categorie di persone, o semplicemente dire “persone trans+” (non è una parolaccia).

Queste realtà si inseriscono nel quadro mediatico di oggi scegliendo la parte dell’oppressione, scegliendo la parte del patriarcato, è una scelta che fanno ancora e ancora e ancora, anche dopo questi comunicati, anche dopo le testimonianze: non gliene importa nulla di noi. Ci arriva infatti voce che in alcune assemblee transfemministe di Torino sia stato tirato fuori il tema da una persona della Comune dell’importanza di creare spazi per sole donne cis.  Ebbene ecco che quello che abbiamo scritto sopra e che confermano le testimonianze si avvera di nuovo, ecco che mostrano la loro vera faccia.

Sul perchè creare una assemblea di sole donne cis sia un’idea altamente problematica? Inanzi tutto abbiamo potuto vedere dalle testimonianze pubblicate il mese scorso come sia inaffidabile uno spazio attraversato solo da donne cis, ancora peggio quando non vogliono decostruire il loro privilegio; in secondo luogo ci viene da sospettare come mai questa esigenza quando sappiamo che tra di loro c’è la negazione della violenza transfobica che commettono. Ci viene da chiederci se questa proposta non arrivi dalla paura di continuare a essere criticate (usiamo il femminile volontariamente) e quindi viene più comodo “eliminare” le persone trans+ dal giro.

Si trovano problematici gli ambienti riservati da uomini cis, le donne cis non sono immuni al fascino del patriarcato e del privilegio.

Vorremmo chiedere: quando una persona trans vi ha mai dato fastidio nelle assemblee che già ci sono? Forse vi dà fastidio perchè vi critica? O perchè mette in crisi il vostro pensiero? Perchè ORA sentite il bisogno di creare questa assemblea solo donne cis?

Nonostante il tutto sia già piuttosto indecente, non stupisce lo scoprire da chi arriva questa proposta: proprio da una persona vicina agli ambienti che noi abbiamo denunciato nel call-out.

Stupisce poi il modo in cui si assicureranno di avere solo donne cis in assemblea. Esame del DNA completo? A vista?

Ricordiamo che la transfobia colpisce anche le persone cis, basta fare un salto nelle community inglesi e statunitensi per scoprire a quante donne cis è stato impedito (da uomini cis!) di usare un bagno pubblico perchè falsamente considerate donne trans.

La transfobia tocca tutt3. Quando ve ne accorgerete, sarà troppo tardi.

Infine torniamo a noi: per un’analisi completa del termine “donna*” vorremmo ricevere testimonianze e commenti anche da altre persone trans+: potete scriverci nei commenti, nei direct su Instagram, ed alla nostra mail. Raccontiamoci come mai questo neologismo ci danneggia così profondamente, potete condividere una parola, qualche frase, un pad.cisti anche bello lungo (non siamo performativ3), se volete anche solo scriverci ma non volete che venga tutto condiviso, siamo qui. Come sempre con tutto l’anonimato che possiamo garantire.

E’ fondamentale che in questo momento storico come persone trans+ ci uniamo e ci facciamo forza per resistere all’oppressione del sistema.

Disclaimer e ringraziamenti

Ricordiamo che queste riflessioni non sono complete e anzi sono un primo spunto per ulteriori analisi. Ringraziamo tutti i contributi che ci sono arrivati, anche da altre realtà e città. Ringraziamo della solidarietà. 

Non finirà qui. 

Per commenti, suggerimenti, aggiunte, qualsiasi, scriveteci su rabbiatrans.to@hacari.net

CALL OUT organizzazioni TERF di Torino

Lo scopo è la pubblicazione agli occhi di tuttɜ di un call out, perché è l’unico strumento rimastoci di fronte ad un muro che non vuole decostruirsi quindi saremo noi ad abbatterlo.

È responsabilità collettiva, di persone trans, non binarie, donne e uomini cis usare la propria voce per denunciare, soprattutto chi ha dei privilegi deve usarli al servizio di chi viene silenziatə.

Chiediamo una scusa pubblica sulle pagine social sopra menzionate, la modifica di ogni pubblicazione che utilizza la terminologia transfobica “donne*”, dove non è possibile va cancellato il tutto. La cancellazione della pagina Comune Alba Rossa in quanto gruppo di TERF.

NON andate a molestare l3 compagn3 trans chiedendo di parlare, di incontarsi, di sapere chi ha raccolto le testimonianze. Siamo comunità unita e che vuole restare in anonimato a causa delle VOSTRE violenze e silenziamenti commessi quando di persona le critiche sono state portate.


Perchè lo strumento del Call Out?

Vogliamo riappropriarci dello strumento dell'”Call Out” e toglierlo dall’assorbimento della “cancel culture”. Non vogliamo che nessuna di queste persone TERF venga “cancellata” dal movimento, anzi, è responsabilità collettiva (anche delle persone cis) non restare in silenzio quando violenze transfobiche vengono messe in atto, la lotta non si può delegare alle categorie interessate.

Il Call Out nasce come strumento femminista quando le strade del dialogo sono state percorse ma senza risultati, non vogliamo una diffamazione pubblica ma un modo per far prendere coscienza dell’agire violento. Noi alle punte e assemblee per parlare della transfobia delle organizzazioni menzionate sopra abbiamo partecipato, l’abbiamo detto esplicitamente e con indicazioni chiare cosa stanno facendo, criticato le violenze commesse anche parlando direttamente con la/e persona/e (quasi sempre donna cis).

Abbiamo alzato la voce dicendo che è responsabilità anche loro essere alleate e quindi non aspettare che siamo noi a dover sempre criticare ed avere solo questo ruolo nel movimento.

Da più di 1 anno queste organizzazioni operano indisturbate e senza alcun cambiamento evidente, mai si sono scusate. Pertanto abbiamo deciso di usare il Call Out, che non arriva come un fulmine a ciel sereno ma un tuono nella tempesta che infuria da mesi.


Giustizia trasformativa non punitiva

La società opera seguendo il sistema punitivo-carcerario: chi commette un errore va punitx, isolatx, denigratx. Lo sappiamo bene noi della comunità trans+ con l3 nostr3 compagn3 migranti e sex workers che quasi sempre finiscono nelle carceri, e all’inizio della nostra esistenza “travestirsi” era reato.

Vogliamo essere radicali e cambiamento, vogliamo trasformare sì anche le TERF, che devono decostruirsi e comprendere la violenza da loro commessa, come stanno facendo il gioco del sistema. In un mondo dove il governo statunitense cancella le attiviste Trans+ dei moti di Stonewall, il movimento torinese è il suo specchio quando ci dice che siamo “donne*” con l’asterisco.

Abbiamo combattuto per anni, persone sono morte, per poter avere un nome, e non saranno delle donne cis a cancellarci nuovamente.

La responsabilità è collettiva, anche degli uomini cis. Relegare a noi e basta la lotta alla violenza transfobica (e non) è l’ennesima scusa che gli uomini cis cercano per ignorare l’ennesimo problema. Bisogna che tutt3, cis e non, usino le loro posizioni di privilegio per essere megafono delle soggettività oppresse e marginalizzate. Noi non siamo tutt3 palestinesi eppure lottiamo per la Palestina libera.

La responsabilità è collettiva perchè se tutte le parole testimoniate sotto sono state pronunciate serenamente, pubblicamente e da più persone, è perchè in questa città c’è un clima che lo permette, non l’ha mai criticato e agito di conseguenza. Se Torino fosse davvero TRANSfemminista non saremmo qui.

La presenza di così tante persone TERF è sintomo di una comunità che non si decostruisce, non ascolta, non si mette mai in dubbio. Queste sono le testimonianze di alcune organizzazioni, ma non le uniche. La transfobia è un problema della società, le persone “compagne” non sono immuni ad una narrazione mediatica che cancella sistematicamente le soggettività trans+ e non binarie.


TESTIMONIANZE

Queste sono alcune delle testimonianze raccolte di transfobia (e perchè no anche un briciolo di abilismo). Non abbiamo potuto inserirle tutte perchè alcune sono molto personali e rischierebbero di compromettere l’anonimato dell3 nostr3 compagn3 trans+.



















CONCLUSIONI

Queste sono solo alcune delle testimonianze che si possono divulgare, moltre altre violenze sono state commesse ma per rispetto della sicurezza dell3 compagn3 trans+ non verranno divulgate.

Useremo tutti gli strumenti possibili per rendere Torino davvero TRANSfemminista.

Per essere trans+ non serve un perché, non lasciamo che delle bulle TERF ci delegittimino perché esitiamo davanti ad una domanda come questa. 

Per altre testimonianze potete scriverci alla mail rabbiatrans.to@hacari.net